Quando il figlio di un agente segreto britannico viene rapito da una misteriosa organizzazione legata all'IRA, il maggiore John Tarrant si trova improvvisamente nel mirino dei suoi stessi superiori.
Don Siegel firma un thriller spionistico del 1974 dove Michael Caine interpreta un uomo solo contro tutti, costretto a muoversi nelle zone d'ombra dei servizi segreti per salvare suo figlio e smascherare un traditore infiltrato.
Tratto dal romanzo "Seven Days to a Killing" di Clive Egleton, il film gioca su un doppio binario: da una parte l'angoscia paterna, dall'altra l'intrigo paranoico di un sistema che divora i propri agenti. Siegel costruisce una trama a scatole cinesi con echi hitchcockiani, dove il confine tra alleati e nemici diventa impercettibile.
Il ritmo è serrato, l'atmosfera autunnale e cupa, mentre Caine disegna un protagonista dalla maschera imperturbabile che nasconde disperazione. Accanto a lui, un cast di caratteristi impeccabili come Donald Pleasence e Delphine Seyrig.
Non è il capolavoro del regista, ma resta un esempio rigoroso di cinema d'azione e suspense degli anni Settanta, dove l'individuo lotta contro le istituzioni che dovrebbero proteggerlo.








