La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “Il gatto venuto dallo spazio” di Norman Tokar (1978)

Nel 1978, mentre Spielberg rivoluzionava la fantascienza con "Incontri ravvicinati del terzo tipo", la Disney decideva di percorrere una strada completamente diversa con "Il gatto venuto dallo spazio" di Norman Tokar.

Un film che trasforma l'invasione aliena in commedia familiare, dove il primo contatto con una civiltà extraterrestre avviene attraverso le fusa di un gatto parlante dotato di poteri telecinetici. Zunar-J-5/9 Doric-4-7 - questo il nome impronunciabile dell'alieno - si ritrova bloccato sulla Terra dopo un atterraggio di fortuna e deve fare i conti con la burocrazia terrestre, scienziati incompetenti e la CIA.

La pellicola Disney, pur mantenendo il tono leggero caratteristico della casa di produzione, nasconde una sottile satira della paranoia governativa e della corsa agli armamenti.

Con effetti speciali artigianali ma efficaci e una sceneggiatura che alterna momenti di pura comicità a riflessioni più profonde sulla diversità e l'accettazione, il film rappresenta un unicum nel panorama della fantascienza anni Settanta.

Un'opera che, a distanza di quasi cinquant'anni, conserva il suo fascino nostalgico e la sua capacità di divertire grandi e piccini, confermando come la Disney sapesse trasformare anche i generi più improbabili in intrattenimento di qualità.


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Recensione “Nell’anno del Signore” di Luigi Magni (1969)

Roma, 1825. Papa Leone XII governa con il pugno di ferro, i carbonari tramano nell'ombra e la ghigliottina attende nella piazza. In questo scenario da grande teatro della Storia, Luigi Magni orchestra nel 1969 uno dei capolavori assoluti del cinema italiano: "Nell'anno del Signore".

Un film che, dietro la maschera del cinema storico, nasconde una delle più feroci satire politiche mai portate sullo schermo. Con un cast stellare - Nino Manfredi, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Claudia Cardinale - Magni costruisce un affresco spietato sui meccanismi del potere che parla direttamente al presente.

Tra le strade polverose della Roma papalina e le celle di Castel Sant'Angelo, si dipana una storia di tradimenti, delazioni e piccoli eroismi quotidiani che rivela come la Storia si scriva sempre attraverso le vicende di uomini comuni.

Un'opera che a distanza di oltre cinquant'anni conserva intatta la sua forza provocatoria e la sua drammatica attualità, confermando Luigi Magni come uno dei più lucidi interpreti dell'anima italiana. Un film necessario, da riscoprire e da non dimenticare mai.


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Recensione “Bellissima” di Luchino Visconti (1951)

In questa puntata analizziamo "Bellissima" di Luchino Visconti, un capolavoro che vede Anna Magnani in una delle sue interpretazioni più intense e complete.

Il film racconta di Maddalena Cecconi, una madre ossessionata dal sogno di trasformare la figlia in una star del cinema, dopo aver sentito alla radio che Alessandro Blasetti cerca una bambina per il suo nuovo film.

Visconti trasforma questa storia in una spietata satira dell'industria cinematografica italiana del dopoguerra, ma anche in un ritratto struggente della maternità possessiva e delle illusioni del boom economico. La Magnani offre una interpretazione straordinaria, incarnando perfettamente l'archetipo della madre italiana umiliata e offesa, disposta a tutto pur di riscattare la propria condizione sociale attraverso i sogni proiettati sulla figlia.

Il regista mescola magistralmente elementi neorealisti con una commedia amara che anticipa molti temi della sua futura filmografia, creando un'opera di rara intensità emotiva.

Un film che combina l'acuta osservazione sociale con un'umanità profonda, dimostrando come Visconti riuscisse già negli anni '50 a cogliere le contraddizioni della società italiana in trasformazione.

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Recensione “Cronaca di una morte annunciata” di Gabriel García Márquez (1981)

In questa puntata esploriamo "Cronaca di una morte annunciata" di Gabriel García Márquez, il capolavoro che precedette di un anno il Nobel per la Letteratura.

La storia dell'assassinio di Santiago Nasar da parte dei gemelli Vicario diventa un'indagine antropologica su una società che assiste passiva al compiersi di una tragedia annunciata. Basato su un fatto reale accaduto nel 1951, il romanzo fonde magistralmente i toni della tragedia antica con il ritmo del reportage giornalistico, creando una narrazione circolare che ossessivamente ritorna sull'evento fatale con una inarrivabile ironia.

García Márquez costruisce un mosaico di testimonianze contraddittorie che rivelano l'impossibilità di una verità unica, mentre il realismo magico si manifesta nell'atmosfera di sogno e presagio che avvolge l'intera vicenda.

Un'opera che trascende il particolare per diventare meditazione universale sulla colpa collettiva, l'onore patriarcale e l'inevitabilità del fato. Un romanzo perfetto che dimostra come la conoscenza dell'esito non diminuisca la tensione narrativa, ma la trasformi in qualcosa di più profondo e inquietante.


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Recensione “La signora del venerdì” di Howard Hawks (1940)

In questa puntata de "La Foglia d'Acanto" ci immergiamo nell'universo cinematografico di Howard Hawks attraverso uno dei suoi capolavori assoluti: "La signora del venerdì" del 1940.

Cary Grant e Rosalind Russell danno vita a una delle coppie più brillanti e moderne del cinema classico americano, in una commedia che anticipa temi di straordinaria attualità.

Dialoghi fulminei, ritmo incalzante e una riflessione profonda sui rapporti di genere: Hawks confeziona un film che è pura dinamite narrativa.

Rosalind Russell interpreta una delle figure femminili più emancipate dell'epoca, una giornalista che tiene testa agli uomini con una naturalezza rivoluzionaria. Una pellicola che dimostra come il grande cinema sappia essere insieme intrattenimento puro e documento culturale del proprio tempo.

Un'opera che continua a stupire per la sua incredibile modernità, confermandosi come pietra miliare del cinema americano degli anni Quaranta.