La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “L’incomparabile Crichton” di Lewis Gilbert (1957)

Un maggiordomo perfetto che diventa re di un'isola deserta: benvenuti nel mondo surreale de "L'incomparabile Crichton" di Lewis Gilbert.

Tratto dall'opera teatrale di James Matthew Barrie, questo gioiello cinematografico del 1957 con Kenneth More racconta la trasformazione di un umile servitore in leader carismatico quando la società si ribalta su un'isola tropicale.

Gilbert dirige con maestria una satira sociale che esplora temi universali come il ruolo delle classi sociali, la leadership naturale e l'adattamento umano alle circostanze estreme.

L'interpretazione di More è magnetica, supportata da un cast eccellente che include Diane Cilento e Cecil Parker. Tra commedia britannica e riflessione profonda, il film mantiene un equilibrio perfetto tra intrattenimento e critica sociale. Un'opera che anticipa temi moderni sulla meritocrazia e sulle convenzioni sociali, con una fotografia che cattura splendidamente l'atmosfera esotica dell'isola.

Una perla del cinema inglese che merita di essere riscoperta per la sua attualità e il suo umorismo intelligente.


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Recensione “Il sole nudo” di Isaac Asimov (1957)

In questa puntata de "La Foglia d'Acanto" esploriamo "Il sole nudo" di Isaac Asimov, un capolavoro del 1957 che ha anticipato con inquietante precisione la nostra epoca digitale.

Un giallo spaziale che diventa specchio dell'anima umana, ambientato su Solaria, un pianeta dove gli abitanti vivono isolati e comunicano solo attraverso "visori" tridimensionali, terrorizzati dal contatto fisico ...suona familiare?

Attraverso le indagini del detective terrestre Elijah Baley, Asimov costruisce una riflessione profetica sui pericoli dell'isolamento sociale e sulla mediazione tecnologica nelle relazioni umane.

Un romanzo che, a quasi settant'anni dalla pubblicazione, ci costringe a guardare allo specchio la nostra società iperconnessa ma sempre più sola. Una lettura che interroga il nostro presente mentre immagina il nostro futuro.


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Recensione “Quando soffia il vento” di Raymond Briggs (1982)

"Quando soffia il vento", l'opera di Raymond Briggs del 1982 che ha segnato per sempre la letteratura, e non solo quella grafica, mondiale.

Un romanzo grafico devastante che racconta gli ultimi giorni di Hilda e James Bloggs, una coppia di anziani inglesi alle prese con l'apocalisse nucleare, narrata con una semplicità disarmante che amplifica l'orrore.

Briggs costruisce un'opera di denuncia antimilitarista attraverso il filtro dell'innocenza piccolo-borghese, dove l'ingenuità dei protagonisti diventa specchio crudele dell'impreparazione civile di fronte alla guerra atomica.

Una lettura indispensabile per comprendere come la graphic novel possa diventare strumento di resistenza culturale e testimonianza storica.


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Recensione “Il ragazzo dai capelli verdi” di Joseph Losey (1948)

"Il ragazzo dai capelli verdi", il capolavoro fantastico di Joseph Losey del 1948 con Dean Stockwell. Un'opera visionaria che trasforma la fiaba in potente allegoria pacifista, raccontando la storia di Peter, un orfano di guerra i cui capelli diventano improvvisamente verdi, rendendolo simbolo vivente della diversità, della pace e di tutte le bambine e i bambini vittime di guerre.

Losey costruisce un cinema politico travestito da favola per bambini, dove il realismo sociale incontra l'elemento fantastico in una critica feroce ai conformismi della società americana del dopoguerra.

La regia di Losey, futura punta di diamante del cinema d'autore britannico, rivela già qui la sua maestria nel fondere impegno civile e raffinatezza formale. Una pellicola che anticipa temi centrali del cinema degli anni '60, dalla lotta per i diritti civili al movimento pacifista, mantenendo una forza espressiva e una modernità sorprendenti.


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Recensione “Scandalo a Filadelfia” di George Cukor (1940)

Nel 1940 George Cukor firma quello che molti considerano il capolavoro assoluto della commedia sofisticata hollywoodiana, un film che segna la rinascita artistica di Katharine Hepburn e consacra definitivamente il trio più magnetico della storia del cinema americano.

Basato sull'omonima pièce teatrale di Philip Barry, il film vede Hepburn nel ruolo che aveva già interpretato a Broadway, in una performance che le vale la sua terza nomination all'Oscar e che rappresenta il perfetto equilibrio tra intelligenza, fragilità e determinazione. La sceneggiatura di Donald Ogden Stewart, Premio Oscar, costruisce un meccanismo narrativo di rara precisione, dove ogni battuta è una piccola opera d'arte e ogni situazione si sviluppa con la logica implacabile di un teorema matematico.

Il film vede anche James Stewart conquistare il suo primo e unico Oscar come miglior attore per il ruolo del giornalista Macauley Connor, mentre Cary Grant dona al suo C.K. Dexter Haven una delle interpretazioni più sfumate e moderne della sua carriera.