La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “El cochecito” di Marco Ferreri (1960)

In questa puntata analizziamo "El cochecito" di Marco Ferreri, un capolavoro misconosciuto del cinema spagnolo che anticipa la poetica nera dell'autore milanese.

La storia di Don Anselmo, anziano vedovo costretto a vivere con la famiglia del figlio, che desidera ardentemente possedere una carrozzella motorizzata come i suoi amici pensionati, diventa una satira feroce e surreale della società borghese.

Ferreri, nel suo periodo spagnolo, costruisce una commedia nera di straordinaria modernità che sfida ogni convenzione morale e familiare. Con un cast eccezionale guidato da José Isbert e José Luis López Vázquez, il film trasforma un desiderio apparentemente innocuo in una discesa agli inferi dell'egoismo umano.

L'umorismo buñueliano e l'osservazione spietata dei rapporti familiari rendono "El cochecito" un'opera rivoluzionaria che la censura franchista mutilò pesantemente, nascondendo per decenni il vero finale. Un film profetico che anticipa l'alienazione dell'età contemporanea attraverso il ritratto di un'umanità meschina e priva di solidarietà.

Una perla rara che merita di essere riscoperta per la sua capacità di unire grottesco e tragedia in una sintesi cinematografica irripetibile.


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Recensione “Yoga” di Emmanuel Carrère (2021)

In questa puntata esploriamo "Yoga" di Emmanuel Carrère, un libro che inizia come un saggio sullo yoga e la meditazione ma si trasforma in una discesa brutale e illuminante nella depressione dell'autore francese.

Quello che doveva essere un "libretto arguto e accattivante" sulle discipline orientali diventa invece una "cronaca sinuosa di una lotta interiore contro la depressione, costellata di episodi intimi e tragici".

Carrère, con la sua consueta spietatezza autobiografica, racconta il crollo psichico che ha frantumato le sue certezze zen, conducendoci attraverso ritiri di meditazione, ricoveri psichiatrici e l'attacco terroristico di Charlie Hebdo. Un'opera che rompe i confini tra generi letterari, mescolando memoir, saggio filosofico e testimonianza clinica in un racconto devastante ma paradossalmente luminoso.

La scrittura di Carrère trasforma il dolore personale in riflessione universale sulla fragilità umana e sulla ricerca di senso. Un libro che sfida il lettore con la sua onestà feroce, dimostrando come anche il fallimento spirituale possa generare arte autentica. Una lettura necessaria per chi cerca verità senza consolazioni facili.


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Recensione “L’ultima follia di Mel Brooks” di Mel Brooks (1976)

In questa puntata analizziamo "L'ultima follia di Mel Brooks", un'operazione cinematografica tanto folle quanto geniale. Il maestro della parodia si cimenta in una sfida impossibile: realizzare un film muto in piena epoca del sonoro, con un cast stellare che include Marty Feldman, Dom DeLuise, Bernadette Peters, Anne Bancroft, Liza Minnelli, Burt Reynolds e persino Marcel Marceau.

Un meta-cinema esilarante che racconta di un regista intenzionato a salvare Hollywood con il primo grande film muto degli ultimi quarant'anni. Brooks trasforma quella che potrebbe sembrare una provocazione nostalgica in una riflessione ironica sui meccanismi dell'industria cinematografica, ricca di gag fisiche e situazioni surreali.

Tra omaggi al cinema delle origini e battute taglienti sul sistema hollywoodiano, "Silent Movie" si rivela un capolavoro di comicità che dimostra come il genio di Brooks riesca sempre a sorprendere, anche quando si impone limiti apparentemente insormontabili.


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Recensione “Scandalo internazionale” di Billy Wilder (1948)

Nella Berlino del 1948, tra macerie fisiche e morali, Billy Wilder orchestra una delle sue commedie più taglienti e politicamente scorrette.

"Scandalo internazionale" mette a nudo l'ipocrisia americana attraverso la storia di una commissione parlamentare guidata dall'integerrima Jean Arthur, inviata per vigilare sul comportamento delle truppe.

Ma quando scopre che il capitante John Lund protegge una cantante di nightclub interpretata da una magnetica Marlene Dietrich, ex amante di gerarchi nazisti, inizia un gioco di specchi morali che rivela le contraddizioni dell'occupazione alleata.

Una lezione di cinema d'autore che mantiene intatta, dopo quasi ottant'anni, la sua capacità di provocare e far riflettere sulla natura umana e sui meccanismi del potere.

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Recensione “Le cose: una storia degli anni Sessanta” di Georges Perec (1965)

Un romanzo che profetizza il nostro tempo: "Le cose: una storia degli anni Sessanta" di Georges Perec anticipa con lucidità chirurgica la società dei consumi che ci circonda oggi.

Pubblicato nel 1965, questo capolavoro della letteratura francese racconta Jérôme e Sylvie, giovani parigini intrappolati nel desiderio ossessivo di possedere oggetti che definiscono il loro status sociale. Perec costruisce un ritratto spietato della borghesia emergente degli anni Sessanta, dove l'identità si misura attraverso mobili di design, elettrodomestici e viaggi esotici.

La prosa asciutta e quasi documentaristica dell'autore trasforma il racconto in un'indagine sociologica che svela come il consumismo modelli i nostri sogni e le nostre frustrazioni. Perec dimostra come la felicità sia diventata una merce da acquistare, anticipando temi oggi più che mai attuali nell'era dei social media e dello shopping compulsivo.

Un'opera che interroga il lettore sul rapporto tra possesso e realizzazione personale. Una lettura indispensabile per comprendere le radici della società contemporanea e i suoi paradossi esistenziali.