La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “Il ragazzo dai capelli verdi” di Joseph Losey (1948)

"Il ragazzo dai capelli verdi", il capolavoro fantastico di Joseph Losey del 1948 con Dean Stockwell. Un'opera visionaria che trasforma la fiaba in potente allegoria pacifista, raccontando la storia di Peter, un orfano di guerra i cui capelli diventano improvvisamente verdi, rendendolo simbolo vivente della diversità, della pace e di tutte le bambine e i bambini vittime di guerre.

Losey costruisce un cinema politico travestito da favola per bambini, dove il realismo sociale incontra l'elemento fantastico in una critica feroce ai conformismi della società americana del dopoguerra.

La regia di Losey, futura punta di diamante del cinema d'autore britannico, rivela già qui la sua maestria nel fondere impegno civile e raffinatezza formale. Una pellicola che anticipa temi centrali del cinema degli anni '60, dalla lotta per i diritti civili al movimento pacifista, mantenendo una forza espressiva e una modernità sorprendenti.


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Recensione “Scandalo a Filadelfia” di George Cukor (1940)

Nel 1940 George Cukor firma quello che molti considerano il capolavoro assoluto della commedia sofisticata hollywoodiana, un film che segna la rinascita artistica di Katharine Hepburn e consacra definitivamente il trio più magnetico della storia del cinema americano.

Basato sull'omonima pièce teatrale di Philip Barry, il film vede Hepburn nel ruolo che aveva già interpretato a Broadway, in una performance che le vale la sua terza nomination all'Oscar e che rappresenta il perfetto equilibrio tra intelligenza, fragilità e determinazione. La sceneggiatura di Donald Ogden Stewart, Premio Oscar, costruisce un meccanismo narrativo di rara precisione, dove ogni battuta è una piccola opera d'arte e ogni situazione si sviluppa con la logica implacabile di un teorema matematico.

Il film vede anche James Stewart conquistare il suo primo e unico Oscar come miglior attore per il ruolo del giornalista Macauley Connor, mentre Cary Grant dona al suo C.K. Dexter Haven una delle interpretazioni più sfumate e moderne della sua carriera.



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Recensione “Evviva il nostro eroe” di Preston Sturges (1944)

Nel 1944, mentre Hollywood celebrava acriticamente l'eroismo bellico, Preston Sturges aveva il coraggio di girare una delle satire più taglienti mai realizzate sul mito dell'eroe americano.

"Evviva il nostro eroe" racconta la storia di Woodrow Truesmith, un giovane congedato dai Marines per febbre da fieno che si ritrova trasformato in un falso eroe di guerra da un gruppo di veri militari mossi da compassione. Quello che nasce come un gesto pietoso si trasforma in una spirale inarrestabile di menzogne e manipolazioni che coinvolge un'intera cittadina, affamata di miti e simboli patriottici.

Sturges costruisce un meccanismo narrativo perfetto che fa ridere e inquieta allo stesso tempo, trasformando una commedia apparentemente leggera in un'allegoria feroce sui meccanismi della propaganda e sulla facilità con cui l'opinione pubblica può essere plasmata.

La pellicola anticipa temi che il cinema svilupperà solo decenni dopo, mantenendo una modernità e un'attualità che la rendono più che mai necessaria nell'epoca delle post-verità e delle narrazioni costruite a tavolino. Eddie Bracken regala una delle interpretazioni più intense della sua carriera, incarnando perfettamente la fragilità di un uomo schiacciato dalle aspettative altrui.

Un capolavoro misconosciuto che merita di essere riscoperto e celebrato, inserito dalla Biblioteca del Congresso nel National Film Registry per la sua importanza culturale e artistica.

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Recensione “Luci della ribalta” di Charlie Chaplin (1952)

In questa puntata esploriamo "Luci della ribalta", il capolavoro del 1952 che segna il testamento artistico di Charlie Chaplin. Un film profondamente autobiografico che racconta la storia di Calvero, un comico di music hall sul viale del tramonto, interpretato dal genio di Charlot stesso.

Accanto a lui, una giovane ballerina suicida che ritrova la speranza nella vita e nell'arte.

Chaplin ci regala una riflessione malinconica ma luminosa sul passare del tempo, sul rapporto tra arte e vita, sulla generosità dell'insegnamento e sulla dignità dell'artista anche nella decadenza. Le scene finali, con l'indimenticabile duetto con Buster Keaton, rappresentano uno dei momenti più toccanti della storia del cinema.

Un'opera che parla di sacrificio, redenzione e dell'immortalità dell'arte, dove il maestro del cinema muto si congeda dal pubblico con una lezione di umanità che ancora oggi commuove e ispira. Una pellicola che ogni amante del cinema dovrebbe conoscere e riscoprire.

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Recensione “Dont’ Worry” di Gus Van Sant (2018)

In questa puntata esploriamo "Don't Worry (He Won't Get Far on Foot)", il biopic del 2018 diretto da Gus Van Sant che segna il ritorno del regista al cinema d'autore dopo anni di sperimentazione.

Joaquin Phoenix offre una interpretazione straordinaria nei panni di John Callahan, il vignettista quadriplegico che trova nella sua arte irriverente la via per la redenzione e serenità.

Basato sulla vera storia raccontata nell'autobiografia dello stesso Callahan, il film affronta con sensibilità e sarcasmo temi come la disabilità, la dipendenza e il potere terapeutico dell'arte.

Rooney Mara, Jonah Hill e Jack Black completano un cast eccezionale in questa storia di rinascita che mescola dramma e commedia con l'inconfondibile tocco poetico di Van Sant.

Un'opera che invita a superare pregiudizi e stereotipi, celebrando la resilienza umana attraverso lo humor nero e l'autenticità emotiva, offrendo la delicata rappresentazione di una personalità complessa che ha saputo trasformare la propria tragedia personale in arte.