La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “My Fair Lady” di George Cukor (1964)

Nel 1964 George Cukor firma uno degli ultimi grandi musical hollywoodiani, ma sotto la superficie scintillante di "My Fair Lady" si nasconde qualcosa di molto più inquietante di una semplice favola di trasformazione.

Audrey Hepburn e Rex Harrison danno vita a uno dei duelli più ambigui della storia del cinema: non una storia d'amore, ma un esperimento sociale dove il linguaggio diventa strumento di potere e l'educazione si trasforma in forma raffinata di oppressione.

Otto Oscar, polemiche sulla voce doppiata della Hepburn, l'assenza controversa di Julie Andrews: questo capolavoro imperfetto continua a interrogarci sul prezzo della mobilità sociale e sulla violenza sottile che si nasconde dietro le buone maniere dell'alta società.

Un film che sessant'anni dopo parla ancora al nostro presente con lucidità disturbante.


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Recensione "Requiem for a Dream" di Darren Aronofsky (2000)

"Requiem for a Dream" di Darren Aronofsky è un'esperienza cinematografica che va oltre la semplice visione: è un pugno nello stomaco che lascia senza fiato. Uscito nel 2000, il film racconta la discesa agli inferi di quattro personaggi consumati dalle proprie dipendenze, in un crescendo di angoscia magistralmente orchestrato.

Ellen Burstyn offre una interpretazione straziante nei panni di Sara Goldfarb, una madre ossessionata dal sogno di apparire in televisione, mentre Jared Leto, Jennifer Connelly e Marlon Wayans interpretano tre giovani intrappolati nella spirale dell'eroina.

Aronofsky utilizza un montaggio frenetico, split-screen ipnotici e la colonna sonora ossessiva di Clint Mansell per creare un'atmosia claustrofobica e disturbante. Il risultato è un'opera viscerale che non si limita a mostrare la dipendenza, ma la fa vivere allo spettatore attraverso ogni frame. Un film necessario, doloroso, indimenticabile: un viaggio nell'oscurità dell'animo umano che pone domande scomode sul sogno americano e sul prezzo dei desideri.


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Recensione "Radio America" di Robert Altman (2006)

L'ultimo valzer di Robert Altman ci porta dietro le quinte di uno show radiofonico dal vivo, dove musica country, battute vintage e malinconia si intrecciano in una sinfonia corale perfetta.

"Radio America" ("A Prairie Home Companion" nel titolo originale) è un testamento cinematografico che celebra l'arte della performance dal vivo e la magia effimera della radio, mentre un teatro storico si prepara a chiudere per sempre.

Con un cast stellare guidato da Meryl Streep, Lily Tomlin e Kevin Kline, Altman orchestra il suo addio al cinema con la stessa grazia con cui i suoi personaggi affrontano la fine di un'era. Tra sketch comici, ballate nostalgiche e l'enigmatica presenza di un angelo in impermeabile bianco, il film diventa una meditazione poetica sulla morte, la memoria e l'importanza di continuare lo spettacolo, qualunque cosa accada.

Un capolavoro intimo e generoso che ci ricorda perché l'arte dal vivo non morirà mai davvero.


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Recensione “Quando Brendan incontra Trudy” di Kieron J. Walsh (2000)

In questa puntata de "La Foglia d'Acanto" parliamo di una piccola perla del cinema irlandese che merita di essere riscoperta: "Quando Brendan incontra Trudy" di Kieron J. Walsh, film del 2000 scritto da Roddy Doyle.

Una dolce commedia romantica che è anche un delizioso omaggio al cinema per cinefili, dove un timido insegnante di latino ossessionato dalle sale cinematografiche incontra una ragazza imprevedibile che sconvolgerà la sua esistenza ordinata.

Ma prima di immergerci in questa storia d'amore e di cinema, dobbiamo assolutamente affrontare l'ennesimo caso di traduzione disastrosa da parte dei distributori italiani, che hanno completamente cancellato il riferimento esplicito a "Harry ti presento Sally" contenuto nel titolo originale.

Un film che celebra l'amore per il cinema stesso, ricco di citazioni e riferimenti per veri appassionati, con interpretazioni perfette di Peter McDonald e Flora Montgomery.

Una commedia intelligente che dimostra come si possa ancora raccontare l'amore con originalità, profondità e leggerezza, senza cadere nelle formule stantie del genere.

Un piccolo gioiello da scoprire per tutti coloro che credono che il cinema possa davvero cambiare la vita.


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Recensione “La ballerina del Gai-Moulin” di Georges Simenon (1931)

Nella Liegi notturna del 1931, tra nebbie del fiume Mosa e locali malfamati, Georges Simenon plasma uno dei primi casi del commissario Maigret.

"La ballerina del Gai-Moulin" ci trasporta in un'indagine che è molto più di un semplice giallo: è un'esplorazione dell'animo umano, un ritratto spietato della provincia belga tra le due guerre, dove la rispettabilità borghese convive a pochi passi dal crimine.

Due giovani annoiati, un omicidio misterioso, un locale notturno che nasconde segreti: Simenon costruisce un'atmosfera opprimente dove i confini tra colpa e innocenza si fanno sfumati. Il commissario Maigret, ancora lontano dalla maturità filosofica delle opere successive, ci appare qui in formazione, già dotato però di quella straordinaria capacità di comprendere le motivazioni profonde dei crimini.

Un classico del romanzo poliziesco europeo che dimostra come il genere possa elevarsi a riflessione sociale e psicologica, mantenendo intatta, a distanza di oltre novant'anni, la capacità di affascinare e inquietare.