La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

La Foglia d'Acanto: recensioni senza spoiler!

Valerio Tagliaferri

"La Foglia d'Acanto" è il podcast che nasce dall'amore – o forse sarebbe meglio dire, dall'ossessione – per le storie. Che siano scritte su carta, proiettate su uno schermo o diluite in più puntate da divorare sul divano. Dopo aver trascorso anni a scrivere recensioni per il mio blog www.valeriotagliaferri.it, ho deciso di portare questa passione anche in formato audio, per permettervi di ascoltare le mie riflessioni mentre andate al lavoro, preparate la cena o semplicemente cercate un po' di compagnia durante le giornate frenetiche. Buon ascolto, Valerio.

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Recensione “Memorie a rotta di collo” di Buster Keaton con Charles Samuels (1960)

Nel 1960, sei anni prima di morire, Buster Keaton affida a Charles Samuels il compito di trasformare una vita fatta di cadute, acrobazie e silenzio in parole. "Memorie a rotta di collo" è l'unica autobiografia dell'uomo dalla faccia di pietra, un viaggio straordinario attraverso la Hollywood degli anni Venti, il vaudeville, i trionfi e i fallimenti di una delle menti più brillanti del cinema muto.

In questa puntata de La Foglia d'Acanto esploriamo un libro che è insieme testimonianza storica e ritratto commovente di un artista che ha fatto della maschera impassibile lo specchio più fedele dell'animo umano. Un'autobiografia che si legge come un romanzo picaresco, dove Keaton racconta senza retorica né vittimismo i suoi matrimoni falliti, i problemi con l'alcol, la perdita del controllo creativo e quella dignità stoica che non l'ha mai abbandonato. Perché dietro ogni grande comica c'è sempre una storia profondamente umana.


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Recensione “L’inchiesta dell’ispettore Morgan” di Joseph Losey (1959)

"L'inchiesta dell'ispettore Morgan" del 1959 segna uno dei primi capitoli della straordinaria carriera europea di Joseph Losey, regista americano esiliato dal maccartismo.

Tratto dal romanzo di Lee Howard, il film è un thriller noir sofisticato ambientato nella Londra degli anni Cinquanta, dove l'ispettore Morgan (Stanley Baker) indaga sull'omicidio di una giovane donna trovata nel suo appartamento, apparentemente per mano di un pittore olandese (Hardy Kruger).

Losey costruisce un'indagine che diventa pretesto per esplorare i rapporti di classe, i pregiudizi sociali e le ipocrisie della società britannica del dopoguerra. La regia è tesa e controllata, con una fotografia in bianco e nero di grande eleganza che trasforma Londra in un labirinto di ombre e segreti. Baker è perfetto nel ruolo dell'investigatore tenace e intuitivo, mentre Kruger offre una performance intensa come sospettato intrappolato in una rete di circostanze.

Un noir intelligente e politicamente stratificato, che anticipa i capolavori futuri del regista.


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Recensione “Betty” di Claude Chabrol (1992)

"Betty" di Claude Chabrol, uscito nel 1992 e tratto dall'omonimo romanzo di Georges Simenon, è un ritratto psicologico profondo e spietato dell'autodistruzione femminile.

Marie Trintignant offre una interpretazione straordinaria e coraggiosa nel ruolo della protagonista, una donna borghese in fuga da se stessa che trova rifugio nell'alcol e in un locale anonimo, dove incontra la misteriosa Laure (Stéphane Audran).

Chabrol orchestra con maestria un gioco di specchi tra le due donne, scandagliando senza giudizio morale i meandri della vergogna, del trauma e della dipendenza. La regia è elegante e distaccata, fedele allo stile del regista francese, che trasforma la materia narrativa di Simenon in un'opera di cinema d'autore raffinata e dolorosa. Un film necessario sulla fragilità umana e sul peso insostenibile dei segreti familiari.


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Recensione “Frankenstein” di Guillermo Del Toro (2025)

Guillermo del Toro torna al cinema con la sua visione di Frankenstein, e non è quello che vi aspettate. Non un film horror, ma un affresco gotico sulla paternità mancata, sull'abbandono, sul bisogno disperato di essere riconosciuti.

Oscar Isaac è Victor Frankenstein, Jacob Elordi la sua Creatura: non un mostro da temere, ma un figlio che grida per essere amato. Del Toro trasfigura il romanzo di Mary Shelley piegandolo al suo immaginario oscuro, come già aveva fatto con "Pinocchio" di Collodi, ma qui la portata è più cupa, più carnale.

La Creatura è un mosaico di corpi, le cicatrici non sono segni grotteschi, ma la scrittura visibile di uno strappo: quello tra chi dà la vita e chi resta senza padre. Un film che pulsa di carne e sentimento, che respira fra le ombre del gelo artico e le fiamme delle emozioni. Del Toro ci ricorda che il vero mostro non è chi scatta all'attacco, ma chi non ha saputo amare. Da vedere con la mente aperta...


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Recensione “Gli esclusi” di John Cassavetes (1962)

"Gli esclusi" di John Cassavetes è un'opera coraggiosa e intensamente umana che affronta con delicatezza il tema della disabilità infantile. Ambientato in un istituto per bambini con difficoltà cognitive, il film vede protagonisti una straordinaria Judy Garland nei panni di Jean Hansen, insegnante di musica idealista, e Burt Lancaster come il dottor Clark, direttore pragmatico della struttura.

Cassavetes costruisce un dramma potente sul conflitto tra empatia emotiva e distacco professionale, evitando pietismi e stereotipi. La performance di Garland è toccante e autentica, mentre Lancaster porta sullo schermo un'autorevolezza venata di umanità. Il regista coinvolge bambini realmente disabili, conferendo al film un realismo crudo e rispettoso.

"Gli esclusi" è un'esperienza cinematografica che interroga lo spettatore sulla diversità, l'accettazione e i limiti dell'aiuto. Un film che, a distanza di decenni, mantiene intatta la sua forza emotiva e la sua rilevanza sociale. Un capolavoro dimenticato del cinema indipendente americano che merita di essere riscoperto e discusso.